Se il calcio femminile italiano provasse a sfruttare l’onda mediatica delle “quattro lesbiche”.
l'opportunità per farci crescere
Se il calcio femminile italiano provasse a sfruttare l’onda mediatica delle “quattro lesbiche”
Per parecchi anni ho allenato il calcio femminile, passando da campionati di serie C fino alla massima serie. Il calcio femminile mi ha sempre appassionato perche lo considero il “mondo da scoprire e inventare” nulla ancora è definito, tutto è embrionale e ciò che potra diventare risulta ancora poco chiaro.
Ho passato 27 anni della mia vita su campi di calcio, cercando, oltre ad insegnare tecnica e tattica, anche a dare credibilità a questo sport che ancora viene considerato la brutta copia del calcio maschile. Ho scritto moltissimo sull’argomento, toccando, oltre a questioni prettamente tecniche, anche problematiche difficili da trattare e questioni che mi hanno reso criticabile e poco popolare.
Chi, come me crede in questo sport, deve riuscire a comprendere: le vere potenzialità, i problemi, i fattori critici e i possibili scenari di sviluppo che possano dare visibilità a livello nazionale a questa disciplina.
In questo periodo si sente parlare moltissimo di calcio femminile per i famosi “soldi dati a quattro lesbiche”, frase infelice che ha sconvolto la federazione e ha fatto gridare allo scandalo mobilitando l’intera nazione e riempiendo quotidiani e telegiornali per settimane, ma fondamentalmente quella frase è il pensiero di molte persone che purtroppo identificano il calcio femminile con la parola “lesbiche” .
Questa associazione, a mio parere fortemente voluta ed accettata nel tempo, sicuramente non ha costituito un punto di crescita per il movimento che è rimasto per anni un mondo a sé, guardato a distanza dal resto del comparto sportivo.
Questa bomba mediatica, il calcio femminile, dovrebbe sfruttarla e cavalcare l’onda, con lo scopo di dare visibilità a questo movimento, utilizzando “il fatto” come trampolino di lancio e come piattaforma per poter mettere le basi di una nuova era.
In questi anni, comunque, molte società hanno mostrato grandi capacità organizzative e pur combattendo contro la peggior crisi economica conosciuta, sono riuscite a sopravvivere cercando di ottimizzare costi e risorse disponibili.
Il futuro del calcio femminile è legato ad alcuni fattori chiave come l’attuazione del professionismo e l’affiliazione delle società femminile a squadre professionistiche maschili, situazione che aiuterebbe non poco la crescita e l’affermazione di questa disciplina.
Un altro fattore che darebbe grande visibilità sarebbe la conquista di un titolo internazionale: un mondiale o una coppa europea, ma attualmente in Italia non esistono i presupposti per poter ambire a questi trofei. Telegiornali e testate giornalistiche fanno fatica a mostrare eventi del calcio femminile, perché molte volte si tratta di partite nazionali o qualificazioni che avrebbero poco interesse per il pubblico sportivo. Ma se l’evento fosse una finale di coppa, una Olimpiade o un mondiale, sono convinto che l’interesse cambierebbe sensibilmente. Sinceramente pensavo che l’arrivo di Cabrini come Ct della nazionale potesse incuriosire maggiormente il pubblico, ma ancora una volta la grande opportunità non è stata sfruttata da chi poteva utilizzare questo personaggio per impostare una comunicazione importante e strutturata. Cabrini per tutti è il campione del mondo ma da pochissimi è riconosciuto come l’allenatore della Nazionale femminile di calcio
Intanto che l’Italia cerca con fatica di promuovere e rafforzare questo movimento, i mondiali in Canada sono partiti. Purtroppo la nostra Nazionale non farà parte di questa manifestazione e ci limiteremo quindi a seguire le gesta delle atlete americane, tedesche, brasiliane che risultano sulla carta le possibili favorite alla conquista della coppa.
Roberto Genta